“Operazione anti corruzione” o “persecuzione politica”? La Turchia e’ ancora una volta divisa dinanzi ai nuovi mandati di arresto che nelle ultime ore hanno colpito tre sindaci del partito repubblicano CHP, principale forza di opposizione all’AKP del presidente Recep Tayyip Erdogan. A finire in carcere sono stati stavolta il sindaco di Adana, importante citta’ del sud del Paese, Zeydan Karalar, il sindaco di Antalya, localita’ turistica della costa, Muhittin Bocek e il sindaco di Adiyaman, uno dei centri colpiti dal terremoto del 2023. Per questi ultimi e decine di loro collaboratori l’accusa è di corruzione, tangenti e irregolarita’ nell’assegnazione degli appalti.
Nelle stesse ore è finito in carcere Ahmet Sahin, vicesindaco della popolosa circoscrizione di Buyukcekmece, a Istanbul. Arresti preceduti di poche ore da una maxi operazione che ha coinvolto il comune di Smirne, la terza citta’ del Paese. A finire in carcere l’ex sindaco Tunc Soyer, che ha governato fino al 2024, e un centinaio di persone con incarichi passati e presenti nella amministrazione della citta’, bastione inespugnabile del CHP. Eventi che seguono di pochi mesi il caso piu’ eclatante: la detenzione del sindaco di Istanbul Ekrem Imamoglu. La mattina del 19 marzo la polizia ha arrestato l’ormai ex primo cittadino della metropoli sul Bosforo che da allora si trova in carcere con accuse di corruzione. Proprio la presunta corruzione e’ la giustificazione con cui il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha commentato questo repulisti di sindaci, tutti dell’opposizione. “Si sente puzza di bruciato e cercano di coprire le loro malefatte invocando proteste, piuttosto rispondano ai giudici”, ha detto Erdogan. Gli ha fatto eco il ministro della giustizia Yilmaz Tunc che ha definito le indagini “totalmente nei limiti della legge e delle procedure”.
Di certo un’operazione che colpisce sindaci la cui elezione, avvenuta poco piu’ di 12 mesi fa, aveva rappresentato per Erdogan una dura sconfitta. Allo stesso modo e’ impossibile non notare come l'”operazione anticorruzione” stia colpendo solo comuni governati dal CHP che la denuncia come “operazione politica”. “Siamo dinanzi a un sistema in cui la legge e usata, girata e rigirata a seconda della politica, al punto che la si applica per colpire un segmento, ignorando l’altro. Nessuno si aspetti da parte nostra fiducia nella giustizia”, ha scritto il sindaco di Ankara Mansur Yavas su X. Un coro cui si sono uniti i filo curdi DEM che hanno chiesto “la fine di una persecuzione che colpisce sindaci eletti”, una operazione “che blocca il cammino democratico del Paese”.
La gente ha protestato in maniera veemente per la carcerazione di Imamoglu e una manifestazione ha avuto luogo pochi giorni fa ad Istanbul. Non sono mancati gli scontri e 13 giovanissimi attendono ora in carcere l’esito del processo. Anche se le proteste si sono sopite il Paese è spaccato e lo stesso CHP ha i suoi problemi. Un processo potrebbe annullare l’esito del congresso del 2023 e far saltare il Segretario Ozgur Ozel, rimettendo al comando Kemal Kilicdaroglu, sempre sconfitto in passato da Erdogan. Ozel e’ in sinergia con Imamoglu, Kilicdaroglu da sempre in contrasto con il sindaco di Istanbul. E’ inoltre da vedere se i nuovi comuni colpiti saranno commissariati, come avvenuto per alcune citta’ del sud est curdo in passato, o semplicemente affidate a un reggente scelto dal consiglio comunale, come avvenuto per Istanbul. Piu’ probabile la seconda ipotesi, il commissariamento è di solito una misura che scatta quando il sindaco è implicato in reati di terrorismo. (AGI)
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