Mesina latitante da oltre due settimane. Il silenzio dopo la fuga 


AGI  – Da oltre due settimane non si hanno notizie di Graziano Mesina. Silenzio assoluto da parte di inquirenti. Telefoni degli avvocati che squillano a vuoto, mentre le forze dell’ordine continuano a battere il territorio anche con l’impiego di elicotteri, soprattutto nel Nuorese, alla ricerca dell’anziano latitante, di nuovo ‘bandito imprendibile’.

 A sedici giorni dalla fuga nessuna novità nelle ricerche di ‘Grazianeddu’, 78 anni, una vita segnata da condanne ed evasioni, e oggi ricercato per scontare 30 anni di reclusione per traffico di droga. L’ex capo del banditismo sardo sembra essersi volatilizzato, dal quel 2 luglio quando è diventata effettiva la condanna con la sentenza della Cassazione. Per notificargli il provvedimento, i militari della stazione di Orgosolo si erano recati nell’abitazione della sorella, dove viveva in libertà vigilata, dopo la scarcerazione per la fine della custodia cautelare. Ma Mesina aveva non c’era più.

Smentite le ricerche fuori dalla Sardegna

La caccia è estesa all’intera isola, mentre è stata smentita un’azione di controllo oltre il Tirreno, in particolare in Corsica o in qualche paese del nord Africa, dove in un primo tempo si era ventilata la possibilità che avesse trovato rifugio e protezione. “Si tratta di illazioni fatte dagli organi di informazione – hanno spiegato giorni fa dal Gruppo provinciale dei carabinieri di Nuoro – ma senza alcun elemento concreto. Noi lo cerchiamo in Sardegna – hanno aggiunto – e non tralasciamo alcuna pista”.

Il coordinamento delle operazioni di ricerca è in capo ai carabinieri, perché competenti della notifica dell’ordine di carcerazione al quale Mesina si è sottratto. Ricerche che soprattutto in questi giorni sono supportate dall’elicottero del Nec, che ha volteggiato sia nel Nuorese, sia in altre aree della Sardegna, è  stato avvistato nella zona del Sulcis-Iglesiente, sui monti di Iglesias, territorio in cui, secondo l’accusa, l’ex ‘primula rossa’ del Supramonte avrebbe intessuto contatti con la malavita locale, nell’ambito proprio del traffico internazionale di droga.

Orgosolo al centro dell’attenzione delle forze dell’ordine

Setacciano paesi e campagne, invece, le forze a terra, quelle dell’arma territoriale in divisa, dei Cacciatori di Sardegna e delle squadriglie che operano in prevalenza nell’agro. Mentre alla polizia spetta il controllo del territorio, con le volanti. Orgosolo è al centro delle ricerche. Tra le ipotesi quella che il latitante non si sia allontanato dal paese, dove forse potrebbe garantirsi ancora un rifugio sicuro e protetto.

Per questo l’abitato sin dai giorni dell’inizio della latitanza è stato stretto in una morsa di perquisizioni e posti di blocco, così da poter verificare spostamenti e movimenti in grado di dare qualche elemento utile alle indagini.  Le stesse situazioni di 60 anni fa, quando Mesina finì dentro una contrapposizione tra famiglie e subì una prima condanna per omicidio. E, in seguito, nel tempo in cui magistratura e le forze dell’ordine gli davano la caccia sul Supramonte, quando era diventato per tutti la “primula rossa”, l’imprendibile, capace di evadere con una certa abilità e mettersi dietro nugoli di carabinieri e poliziotti, che gli davano la caccia perché considerato autore di una serie ininterrotta di rapimenti.

Per gli inquirenti è ‘solo’ un trafficante di droga

Oggi, Orgosolo, ha assistito all‘ennesima fuga di uomo ormai anziano e con qualche acciacco fisico. Per i giudici che l’hanno condannato non è più un sequestratore, ma un trafficante di droga. Tutto questo quando il filo rosso della criminalità sembrava si fosse spento nella storia di ‘Grazianeddu’. Anche perché, prima, nel 1992, aveva contribuito a porre fine al sequestro di Farouk Kassam, tenuto segregato in una grotta sul Montalbo di Lula, e dopo, nel 2004, il presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, gli aveva concesso la grazia, non dimenticando quell’atto compiuto da chi aveva impresso il marchio di criminale.

 “È stato poco intelligente – dice un sacerdote di Orgosolo – a farsi coinvolgere in quella vicenda di droga, dopo che aveva ottenuto la grazia e si era riscattato con il contributo nella liberazione di Farouk”. Il sindaco del paese, Dionigi Deledda, ha spesso incontrato nell’ultimo anno, a Orgosolo, Mesina, nella passeggiata in Corso Repubblica: “Dava l’impressione di una certa serenità – racconta – ed era sempre gioviale con tutti. Cosa dicono i miei compaesani? Come succede in questi casi, ci sono reazioni differenti: qualcuno pensa che a 78 anni lo si potesse lasciare libero, altri non condividono la sua scelta di darsi alla latitanza”.

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Fonte: cronaca agi