Louboutin vince la battaglia legale per la suola rossa delle sue famose scarpe


 

Articolo aggiornato alle ore 17.17 del 12 giugno 2018.

Saranno contente di saperlo soprattutto le ‘fashion addicted’. È un’esclusiva di Christian Louboutin la famosa suola rossa delle scarpe, sogno segreto – per il loro prezzo – di ogni donna che ami passeggiare sui tacchi a spillo. Le più sincere ammetteranno che sono scomodissimi ma è anche vero che sono un segno distintivo di grande sensualità. Ciò significa che quelli appunto con la suola rossa non potranno essere d’ora in poi prodotti a buon mercato e resteranno appunto un tabù per chi non investe nell’alta moda.

Le calzature, rese famose anche grazie al personaggio di Emily Blunt, l’assistente di Miranda nel celebre “Il diavolo veste Prada”, sono peraltro amatissime dalle star e infatti sono spesso intraviste in occasione di kermesse super vip come Festival di Cannes e il suo celebre red carpet. Da allora sono stati moltissimi i tentativi di imitazione.

Invece, d’ora in poi sarà più raro incrociarle, con buona pace della vanità femminile. Questo perché, appunto, lo stilista francese ha annunciato oggi che la Corte di Giustizia Europea gli ha dato ragione: si tratta di un dominio la caratteristica del colore rosso delle sue ambitissime scarpe e non solo la forma. “Il colore rosso applicato sulla suola della scarpa da donna con tacco alto è un marchio, come ha sottolineato Christian Louboutin per molti anni. La Maison Christian Louboutin accoglie calorosamente questo giudizio”, questo il commento a caldo dello stilista parigino.

Si mette così la parola ‘the end’ ad una querelle giudiziaria durata anni. L’ultima parola, prima di oggi, era del tribunale dell’Aia secondo cui invece le celebri suole rosse non facevano parte del ‘brand’ ed erano quindi commerciabili.  Si tratta di una sentenza storica, visto che finora Louboutin continuava ad affermare che laccare la parte inferiore dei suoi tacchi vertiginosi con un rosso molto particolare – il numero di colore 18.1663TP della cartella colori Pantone – rimanesse una sua esclusiva. Nel 2010 lo stilista lo aveva depositato definendo il suo marchio sia per il criterio della forma sia appunto anche per il colore.

Ma una società olandese, la Van Haren, ha pensato bene nel 2012 che tale combinazione fosse contraria alla legislazione europea sui marchi e quindi ha avviato la commercializzazione delle scarpe con la suola scarlatta rivendicandone il diritto a farlo. Louboutin ha dal canto suo denunciato la società ai tribunali olandesi per contraffazione. Il caso è finito quindi al Tribunale di primo grado dell’Aia che ha deciso di sottoporre alla Corte di giustizia Ue il giudizio preliminare per l’interpretazione della legislazione europea in materia: in linea generale si ritiene che la registrazione di un marchio costituito da una forma tridimensionale o da un colore possa essere respinta.

Tuttavia, era stata data la parola alla Corte per stabilire “se il colore rosso della suola dia un valore sostanziale al prodotto” e se quindi la nozione di forma vada limitata alle sole caratteristiche tridimensionali di un prodotto (come il contorno, la dimensione e il volume) o riguardi anche altre caratteristiche, come il colore. Secondo la Corte, la determinazione del

significato di “forma” deve essere stabilita sulla base del  significato abituale di quest’ultimo nel linguaggio corrente: in questo senso, non risulta che un colore in sé, senza delimitazione nello spazio, possa costituire una forma. Insomma, la suola rossa delle Louboutin non è un marchio di forma, in quanto non è costituito “esclusivamente dalla forma”. Ma in questo caso, “l’applicazione di un colore in una posizione specifica di un prodotto costituisce un marchio distinto e tutelabile”.

Non è la prima volta che Louboutin abbia fatto ricorso alla carta bollata per ‘difendere’ le sue scarpe, e gli altri casi si sono pero’ risolti a suo favore. Ad esempio, a Parigi lo stilista si è opposto alla società di pelletteria Kesslord che  offriva modelli con suola rossa e la Corte d’Appello di Parigi gli ha dato ragione, condannando Kesslord a pagare 7.500 euro al designer francese e alla sua compagnia. Anche negli Stati Uniti, era stata data ragione a Louboutin in un processo di appello contro Yves Saint Laurent. Ed invece lo stilista francese, un anno fa, ebbe torto nei confronti della catena spagnola Zara. Fu anche durante questa disputa che la casa francese aveva rafforzato i suoi criteri per definire meglio – e proteggere – il suo marchio, depositandolo di nuovo. E ci è riuscito.

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Fonte: lifestyle agi