L’HANNO CACCIATO, E ORA L’INVOCANO PAPÀ DRAGHI, RISOLVI LA CRISI DEL GAS?


Pochi giorni fa i duri e puri del centrodestra sovranista irridevano Calenda perché aveva chiesto una tregua alla campagna elettorale…

Claudia Fusani

Prima lo cacciano, quasi inutile e persino – vedi 5 Stelle e Fratelli d’Italia dannoso, per non dire sbagliato. Ora lo invocano, “Draghi deve prendere in mano la situazione e trovare una soluzione per famiglie e imprese”, dicono in coro i leader di centrodestra e del Movimento. Come se non lo avesse fatto finora. Centrosinistra e il Terzo Polo assistono basiti al teatrino della campagna elettorale nata da una crisi di governo che, come ampiamente previsto, cade in una congiuntura economica internazionale dove la cura doveva essere “più Draghi” e non “meno Draghi”.
Se la soluzione al caro bollette è soprattutto in Europa, è chiaro che solo un premier con pieni poteri avrebbe avuto la capacità di dettare l’agenda di Bruxelles. Nelle ultime 48 ore tutti i leader chiedono una tregua nella campagna elettorale per elaborare insieme una soluzione. È la proposta che Carlo Calenda, leader di Azione e frontman del Terzo Polo o Polo del buon senso, ha messo sul tavolo sabato scorso. Ricevendo in cambio sarcasmo e sberleffi, “chi sa di aver già perso, vuole sospendere la campagna”. Sembra d’essere in una comunità di adolescenti dove combinato il guaio, si chiede poi all’adulto di intervenire per risolvere il problema. Sorge anche il dubbio che sia in corso un tentativo di far fare adesso al governo dimissionario quel lavoro scomodo e rischioso (ad esempio un nuovo scostamento di bilancio su cui, non a caso, Fratelli d’Italia favorita per la vittoria è scettica) che dovrà poi fare chi vincerà le elezioni. Un mix tra paura di governare e oggettiva difficoltà del quadro generale. Ora, al di là delle contorsioni e dei vari posizionamenti confusi e contraddittori (esclusi Pd. +Europa, Azione e Italia viva), la situazione è senza dubbio molto grave. Il prezzo del gas ieri si è posizionato intorno ai 280 euro per megawattore dopo le punte di 320-330 dei giorni scorsi. Il luogo del delitto è la borsa del gas a Amsterdam, la Ttf, sempre più nel mirino delle cancellerie europee perché non c’è dubbio che la speculazione stia governando l’andamento dei prezzi ormai da mesi. Il governo di Mario Draghi aveva messo in guardia da questi fenomeni da novembre 2021 e da allora ha invocato misure come il price cap (un prezzo calmierato a livello europeo imposto con la forza di essere cliente quasi esclusivo di Gazprom) e il decoupling, cioè il disaccoppiamento del prezzo dell’energia elettrica da quello del gas (unificato anni fa dal mercato europeo). Dieci mesi dopo, con il prezzo del gas passato da 72 euro a 327, queste soluzioni iniziano ad essere comprese anche da chi finora le ha ostacolate, Germania e Olanda e altri paesi del Nord europa.
Palazzo Chigi non ha mai smesso di monitorare il mercato del gas e resta fermo sulla ricetta adottata finora: aiuti a famiglie e imprese (finora sono stati 50 miliardi) trovando però le risorse nelle pieghe del bilancio e nell’extragettito delle aziende energetiche senza fare nuovo debito. «Siamo pronti ad un confronto con i partiti per misure aggiuntive (come era già successo per il decreto del 4 agosto, a governo dimissionario, ndr) ma non a fare maggior deficit» è la linea che filtra da palazzo Chigi dove ieri il premier è tornato al lavoro e dove il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Roberto Garofoli ha riunito le aziende del comparto energia per fare il punto della situazione, stoccaggi (l’Italia è oltre l’80%, meglio del resto d’Europa) e diversificazione (che procede nei tempi e nei modi previsti, il fabbisogno di gas è stato già sostituito per circa la metà). Si è parlato di un nuovo decreto, surreale da parte di un governo in uscita, e quindi si pensa più facilmente ad un emendamento al decreto Aiuti bis del 4 agosto che dovrà essere convertito entro la metà di ottobre senza ricorrere alla fiducia e quindi condiviso in toto dalla maggioranza delle forze politiche. Lega e 5 Stelle chiedono lo scostamento di bilancio (Draghi e il ministro Franco dovranno fare anche la Nadef) di “circa 30 miliardi”. Giuseppe Conte ricorda che “il Movimento lo chiede da mesi e sarebbe stato ben più utile che spendere soldi nelle armi”. Per l’Ucraina, resta sottinteso. Anche Terzo Polo e centrosinistra aprono ad uno scostamento. Per tutti è da sfruttare meglio la strada del prelievo dagli extraprofitti delle aziende: dei 10 miliardi “prelevati” finora (su oltre 50 di extraprofitti), ne sono andati a buon fine un paio per via di ricorsi e qualche errore. Aggiustamenti che possono essere fatti in pochi giorni. Fin qui le misure nazionali. Il resto, secondo palazzo
Chigi, deve cambiare a livello europeo: modifiche solo italiane possono esporci a speculazioni. La novità ieri è arrivata proprio dalle cancellerie europee. Ursula von der Leyen ha ammesso che «l’attuale modello di mercato energetico sta mettendo in mostra tutti i suoi limiti. Era stato sviluppato per circostanze completamente diverse e obiettivi completamente diversi». «Per questo motivo – ha aggiunto – la Commissione sta lavorando ad un intervento di emergenza e a una riforma strutturale del mercato elettrico». Non è escluso infatti che Mosca sospenda del tutto l’erogazione di gas. Il 9 settembre è convocato a Praga il vertice straordinario dei ministri dell’energia. Se è difficile, per il momento, ottenere un tetto al prezzo del gas come richiesto da mesi dall’Italia, più semplice è arrivare al disaccoppiamento delle rinnovabili dal prezzo del gas, ipotesi anche questa più volte esaminata ma che ha sempre trovato l’opposizione di diversi paesi. «È chiaro – ha detto poi von der Leyen – che la crisi energetica, come era già successo per fronteggiare l’emergenza Covid, può favorire l’integrazione europea».
Sulla scia delle parole della Presidente della Commissione Ue, nelle ultime ore Germania e Olanda hanno aperto alle modifiche. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz, in visita a Praga, ha affermato che «agiremo insieme rapidamente. È necessario apportare modifiche strutturali che contribuiscano a un rapido calo dei prezzi e ad un’offerta sufficiente. C’è una grande disponibilità a cambiare qualcosa, e questo mi sembra molto reciproco tra i capi di Stato e di governo in Europa». I tempi sono maturi per cambiare. Finalmente. Del resto, se non ora, quando? Draghi potrebbe così concludere il mandato portando a casa la battaglia che lo ha impegnato di più negli
ultimi mesi.

Fonte: Il Riformista