L’ecomuseo “Terra delle Idee” e il progetto a ‘nchiacata


Riceviamo e publichiamo il contributo dell’archeologa Rossella Nicoletti sull’ecomuseo e sul progetto “a ‘nchiacata”.

 

Georges-Henri Rivière, nel 1980, definiva l’ecomuseo come “uno strumento che un’autorità pubblica e una popolazione locale utilizzano insieme per riappropriarsi del proprio territorio. Esso è da una parte specchio per riconoscersi su un determinato spazio ma anche immagine per farsi conoscere dagli ospiti. È un modo di vivere e concepire i luoghi, dove soffermarsi e dove camminare cui si ripercorrono i tempi e la storia fino ad arrivare ai giorni d’oggi”.

Non ci sembra che, ad oggi, possa essere data definizione migliore e non ci sembra che esista altro modo, per il nostro territorio, di essere concepito, vissuto, compreso e trasmesso. A comprenderlo, per primi, dovranno essere le stesse popolazioni che lo abitano, le quali, appunto, nel concepire l’ecomuseo, dovranno trovarvi prima di tutto uno specchio in cui riconoscersi. Questo è il primo fondamentale passaggio perché si crei la vera immagine da offrire all’esterno, agli ospiti, a chi vorrà scoprirlo e viverlo.

L’ecomuseo LA TERRA DELLE DEE nasce con la consapevolezza che l’unico modo di vivere e concepire i luoghi è “camminarli”, e attraverso questo cammino ripercorrerne i tempi e la storia.

Ripercorrere i tempi dell’entroterra della Sicilia significa comprenderne le peculiarità, apprezzarne le asperità, osservarne l’aridità estiva, quando l’arsura pervade ogni cosa, e apprezzare ancor di più la rinascita primaverile. Osservare le vette rocciose, fortezze inespugnabili dalla preistoria al medioevo, e perdere la vista nelle distese dei campi di grano, quando giugno li ha resi gonfi di oro giallo di Sicilia. Lì lo straniero guarda con stupore le masserie, i casali, cerca di comprenderne il mistero ma la risposta la sente emergere da dentro, da un passato che tutti noi abbiamo sepolto nella nostra memoria più antica. Chi cammina nelle strade dei borghi interni riesce a non vedere i segni della modernità: torna indietro nel medioevo, sente gli odori più antichi.

L’entroterra va percorso lentamente, non è adatto ai turisti ma ai Viaggiatori… Se la lentezza è l’obiettivo non possono spaventare le strade rurali, i percorsi tra boschi, fin su in montagna: gli elementi di debolezza dell’Italia minore diventano punti di forza, elementi di distinzione.

Lontananza dal mare, mancanza di infrastrutture, di grandi alberghi, di luoghi di attrazione di massa: questa è la nostra forza. Da questo nasce ‘A ‘nchiacata, un progetto di recupero, valorizzazione e fruizione del sistema di trazzere e strade antiche di cui è ancora costellato il territorio interno della Sicilia. Il viaggiatore che vorrà penetrare all’interno dell’isola secondo il progetto dell’ECOMUSEO – La terra delle dee, sarà invitato a farlo transumando, battendo cioè gli antichi percorsi, le cui origini sono le vie armentizie, secondo il ritmo antico del lento cammino, dunque a piedi, a cavallo o tramite le tante altre forme di “mobilità dolce sostenibile” già sperimentate in altre vincenti esperienze già in atto.

L’obiettivo è far sì che il viaggiatore attraversi il cuore dell’isola rispettando la vera natura dei luoghi, adeguando dunque il passo ai ritmi che storicamente lo hanno contraddistinto: i ritmi lenti della terra, i cammini lenti dei pascoli. Questo nuovo ma antichissimo approccio offrirà ai visitatori la percezione più autentica della Sicilia e, nel contempo, avrà il merito di restituire a questa terra i suoi giusti connotati invitando gli stessi abitanti del luogo ad avere il giusto e dovuto rispetto verso un territorio che, da sempre, è altro rispetto a quello delle coste. Nel contempo, i diversi percorsi tracciati, che dal cuore dell’isola si irradiano, quasi a stella, avranno il compito e il fine ultimo, come in passato, di accompagnare il viaggiatore dal cuore alla costa, ma non senza prima avere assorbito, attraverso e grazie alla lentezza, tutta la vera essenza del territorio interno.