Le regioni vogliono rivedere i 21 parametri ma il governo tira dritto


AGi – Rivedere i parametri, avere voce in capitolo prima che arrivi – parole del governatore del Friuli Fedriga – “l’oracolo del venerdì”, chiarire non solo i criteri attraverso i quali si esce dalla zona rossa ma anche quelli che sono alla base dell’interpretazione dell’algoritmo.

È un fronte unito quello dei governatori che puntano a chiedere, in un incontro con l’esecutivo che potrebbe tenersi giovedì, modifiche ai 21 indicatori introdotti dal governo. Nell’esecutivo si ricorda che quei principi scientifici erano stati condivisi, che lo schema non può essere modificato in un momento in cui si è arrivati ad oltrepassare la soglia delle 700 vittime in un giorno. Ma il muro contro muro resta.

“Il dialogo con le Regioni è sempre aperto. I 21 parametri indicano l’indice di rischio insieme all’Rt e determinano quali misure attuare sui territori”, precisa il ministro della Salute Speranza. “Io penso che sia un errore uscire dall’oggettivita’ dei parametri, ma e’ giusto discuterne”, afferma il responsabile per gli Affari regionali Boccia.

“È un sistema complesso ma ci accompagna nell’individuare il rischio che l’epidemia possa correre priva di controllo”, taglia corto il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro. Per i governatori gli indicatori devono essere al massimo 5, non i 21 attuali. Rapporto positivi/tamponi, Rt, indice di occupazione dei posti letto in terapia intensiva e in area medica, tracciamento.

Ma soprattutto serve – questa la richiesta – un confronto con i governatori prima che si decida di far passare una regione da una fascia all’altra. “Le decisioni non sono prese in automatico, ci sono delle valutazioni alla base e noi anche su quelle vogliamo intervenire. Come mai la Campania è passata improvvisamente da zona gialla a zona rossa? Non è possibile che sia solo una questione di Rt…”, taglia corto un governatore.

I presidenti di regione chiedono poi di considerare anche i test rapidi, sono in pressing – al pari degli enti locali – sulle risorse, sui fondi per le categorie penalizzate, sui bonus baby sitter e i congedi parentali.

Il governo sta tessendo da tempo una rete di protezione. Che prevede un percorso lungo se è vero – come riferisce una fonte di maggioranza – che a gennaio si prevede un quarto decreto sui ristori. La partita per ora si gioca – anche sui tempi parlamentari – sulla manovra ma si guarda avanti, con il nuovo scostamento che dovrebbe essere chiesto la prossima settimana, in attesa che si sciolga il nodo del ‘Recovery fund’.

È su questo punto (“Sono inaccettabili altri ritardi, bisognerò assumersene la responsabilità”, osserva il responsabile degli Affari europei, Amendola) che il premier Conte tornerà alla carica con Bruxelles. Ma la tensione tra governo e regioni rischia di creare fibrillazioni non solo nella gestione dell’emergenza sanitaria (con l’esecutivo alle prese con la grana Calabria) ma anche nel Paese.

Da qui l’intervento energico del presidente della Repubblica, Mattarella, condiviso dal premier. Nei prossimi giorni si riunirà la cabina di regia e si discuterà anche dell’eventualità, prevista nel Dpcm, di ‘allentare’ la presa in alcune province, all’interno delle regioni nelle fasce a rischio, qualora si registrasse in alcuni territori l’Rt sotto l’1.

Ma parlare di un alleggerimento delle misure, chiarisce un membro del governo, è assolutamente prematuro. Al momento del varo del provvedimento che ha portato al criterio della ‘zonizzazione’ si prevedeva un allentamento per il post 3 dicembre. In vista del prossimo Natale. Vale pero’ l’assunto di Brusaferro: “Dipende da come ci comportiamo e da quanto siamo attenti a rispettare le regole“.

L’auspicio all’interno del governo è che la curva dei contagi, ancora stabile, si raffreddi entro pochi giorni. “Ma per ora non è possibile fare previsioni”, spiega un’altra fonte. La prima carica dello Stato è tornata ad auspicare un clima di collaborazione nel Paese ma anche nella maggioranza restano le distanze, come certificato oggi al tavolo delle riforme.

Con Italia viva che ha ottenuto di stringere sui tempi (la verifica si concluderà entro il 3 dicembre) e punta in primis sul superamento del bicameralismo mentre Leu e M5s sono scettici. Si deciderà poi se ci sarà anche un relatore di minoranza per la legge di bilancio, richiesta che arriva soprattutto dal Pd e da Italia viva dopo la mano tesa alla collaborazione di FI.

E sullo sfondo resta la questione Mes. Il Movimento 5 stelle è contrario all’utilizzo del fondo salva-Stati e i dem e i renziani non nascondono la propria irritazione, anche perché in attesa che si completi il percorso deciso agli Stati generali il timore è che i toni tra i pentastellati restino alti.  

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Fonte: politica agi