L'atto di accusa di Cassese contro le "film commission" locali


AGI – Parte dal caso e dallo scandalo della Lombardia Film Commission l’editoriale  firmato dal giurista e giudice emerito della Corte Costituzionale Sabino Cassese sul Corriere della Sera, per denunciare il mondo delle fondazioni no-proft che pesano sui bilanci regionali. 

“Tutte queste fondazioni non profit, ma costose per i bilanci regionali, pur essendo tra di loro in concorrenza, sono associate in un organismo nazionale, l”Italian Film Commision’ e persino in un ‘European Film Commissions Network’, che ne raggruppa 98” spiega Cassese, secondo cui queste istituzioni “sono un bell’esempio del tentativo di specializzazione dell’azione dei poteri pubblici, che conduce all”ad-hoc-crazia’, ma è anche indice del sempre crescente loro interventismo e del conseguente sfarinamento dello Stato”.

Cassese si pone allora tre domande: “La prima: è ragionevole che le Regioni si interessino di cinema e audiovisivo? Non dovrebbero piuttosto dedicare le loro energie alla sanità, ai trasporti, all’assistenza? Se il cinema rientra nell’ambito della cultura, non dovrebbe interessarsi anche di questo il ministero dei Beni culturali e del Turismo? La seconda: se le esistenti diciannove istituzioni locali-regionali si riconoscono come omogenee, tanto da associarsi sia a livello nazionale, sia a livello sovranazionale, perché poi seguono regole diverse nella gestione (ad esempio, alcune applicano le regole sulla trasparenza, altre sembrano dimenticarle)?”

“La terza domanda riguarda tutto l’ambito delle partecipate: se da queste dipende un milione di persone, perché mai continuiamo a sostenere che gli addetti delle pubbliche amministrazioni sono circa 3 milioni e mezzo? Non dovremmo aggiungervi anche questo altro milione, con la conseguenza di smentire coloro che sostengono la tesi secondo la quale il rapporto dipendenti pubblici-popolazione sarebbe in Italia tra i più bassi d’Europa (ciò che consente di far partire nuovi concorsi in abbondanza)?” Per poi concludere: “Una volta, fino agli anni 90 del secolo scorso, avevamo un vasto numero di enti e società nazionali. Ridotti questi, si è ampliata la sfera delle organizzazioni satelliti locali. Sarebbe ora di razionalizzare queste frange degli enti territoriali. Se ne accorgeranno coloro che vogliono ridurre parlamentari, vitalizi, indennità?” 

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Fonte: cronaca agi