La corsa di Trump al vaccino. A qualunque costo


Donald Trump chiama e Moderna risponde. Per il presidente Usa, che ha spinto l’acceleratore sulla ricerca di un vaccino anti-Covid, essenziale per fermare la pandemia e cruciale per la sua rielezione alla Casa Bianca, è una buona notizia l’annuncio della società biotech americana sulla fase finale dei test clinici che scatterà entro la fine del mese, su 30.000 persone nel mondo.

Negli Stati Uniti il coronavirus ha provocato oltre 138 mila decessi, i contagi superano i 3,5 milioni e con la curva in esponenziale salita, c’è lo spettro di nuovi lockdown. Sebbene vi siano attualmente 23 vaccini nella fase clinica, la sperimentazione di Moderna, una delle società statunitensi ad aver ottenuto finanziamenti federali, è sicuramente la più avanzata. E non è un caso.

Lo scorso maggio si è aggiudicata la “Fast Track”, ossia la corsia veloce per il vaccino mentre l’operazione “Warp Speed” che Trump ha definito il “Manhattan Project” dell’era Covid, consente di avviarne la produzione mentre è ancora “in fase di sviluppo” anziché al termine del lungo iter di “approvazioni e autorizzazioni”. Se il vaccino contro la varicella ha richiesto 28 anni, per quello contro il coronavirus, tra sviluppo, produzione e iter regolatorio, sono previsti tra 18 e 24 mesi.

Il ministro della Salute Usa, Alex Azar, ha detto che il governo sta comprimendo al massimo i tempi per arrivare a decine di milioni di dosi di vaccino contro il coronavirus “efficaci e sicuri” entro l’autunno e a centinaia di milioni di dosi dall’inizio del 2021.

Con le presidenziali Usa il prossimo 3 novembre, il tempo stringe e non c’è nulla che possa fermare questa corsa contro il tempo di Trump, neppure la faida con immunologo Anthony Fauci che come capo del National Institute for Allergy and Infectious Desease supervisiona la sperimentazione dell’antidoto di Moderna.

In gara ci sono pure i cinesi e la corsa gli armamenti contro il Covid è anche una questione di egemonia geopolitica, oltre che economica e di prestigio come la corsa allo Spazio. Le accusa sull’origine del virus si inseriscono in questo scenario. Se 125 scienziati, compresi 15 premi Nobel, in una lettera aperta al capo dei National Institutes of Health degli Stati Uniti, Francis Collins, chiedono di usare cavie umane, giovani e sane, per accelerare la ricerca, la Cina sembra stia ricorrendo ai dipendenti delle società pubbliche e ai suoi militari per testare le immunizzazioni, bypassando i protocolli di sicurezza.

Si tratterebbe di una scorciatoia per bruciare la tappe. Pechino assicura che ai lavoratori viene lasciata libertà di scelta. SinoPharm (che ha iniziato a giugno la fase 3 della sperimentazione, quella finale, su due vaccini) ha parlato di 30 volontari che si sono fatti avanti in azienda “per contribuire a costruire la spada della vittoria”, compreso il presidente del gruppo ed altri manager.  E le società del Paese del Dragone si starebbero muovendo anche oltre confine, come la Sinovac Biotech in Brasile.

C’è poi la longa manus del Cremlino. I governi di Stati Uniti, Gran Bretagna e Canada hanno denunciato il tentativo di un gruppo di hacker associati all’intelligence di Mosca (Apt29) di rubare segreti sul vaccino. La Russia è il terzo Stato più colpito dalla pandemia dopo Usa e Brasile e secondo Reuters potrebbe avere antro l’estate un vaccino contro il coronavirus, con 30 milioni di dosi per uso domestico e 170 milioni di dosi per l’estero.

Morgan Stanley stima che il vaccino potrebbe garantire a chi lo scopre fino a 30 miliardi di entrate all’anno nella prima fase di immunizzazione della popolazione mondiale. Per non parlare della possibilità di far ripartire l’economia a pieno ritmo, possibilmente prima dei competitor su scala globale.

Per questo Trump sta inondando anche di soldi pubblici le societa’ al lavoro sul vaccino. Moderna ha avuto dal governo americano finanziamenti per 483 milioni di dollari mentre la rivale Novavax ha strappato la cifra record di 1,6 miliardi, tale da far schizzare i titoli del gruppo del 30%.

La piccola biotech del Maryland, con 33 anni di storia e nessun vaccino all’attivo, ha ricevuto iniezioni di fondi anche dalla fondazione di Bill & Melinda Gates e dalla no profit ‘Coalition for Epidemic Preparedness Innovationi’. “Il mercato vuole credere alle favole“, osserva con scetticismo sul New York Times l’analista esperto di industria farmaceutica David Maris. A suo dire, agli investitori piace credere che Novavax sia come Cenerentola che non poteva andare al ballo e poi ha sposato il principe. Complessivamente, Trump ha promesso di investire 4 miliardi di dollari in 6 progetti per il vaccino, con un occhio al destino della sua presidenza e ai rapporti di forza tra gl Stati sovrani.

Vedi: La corsa di Trump al vaccino. A qualunque costo
Fonte: estero agi