Il sushi è 283 volte più ricco di parassiti rispetto a 40 anni fa


I pesci oggi corrono rischio di infezione circa 283 volte maggiore rispetto a 40 anni fa. Questo è quanto sostengono i ricercatori dell’Università di Washington, che hanno pubblicato un articolo sulla rivista Global Change Biology. Lo studio si basa sull’analisi della presenza del parassita Anisakis tra il 1978 e il 2015.

“Abbiamo raccolto dati riportati su 123 diverse ricerche che indagano riguardo il numero medio di parassiti trovati su 56.778 pesci appartenenti a 215 specie. I risultati indicano che rispetto a 40 anni fa i pesci di oggi sono colpiti mediamente 283 volte più frequentemente”, afferma Chelsea Wood dell’Università di Washington.

“L’Anisakis inizia il suo ciclo vitale nell’intestino dei mammiferi marini, viene escreto poi tramite le feci e infetta i pesci, i piccoli crostacei, o le larve dei krill, di cui i pesci si nutrono, provocando delle cisti nel proprio tessuto muscolare. I mammiferi marini si nutrono poi dei pesci infetti e il ciclo ricomincia”, spiega il ricercatore.

“Consumare pesci infetti crudi, affumicati o congelati in modo improprio può portare gli esseri umani a contrarre il parassita, che non prolifera nell’intestino umano, ma può provocare una reazione immunitaria, che a sua volta può portare a problemi intestinali, come nausea, vomito o diarrea”, sostiene ancora Wood, sottolineando che la pericolosità è comunque molto bassa.

“Io continuo a mangiare sushi, so che gli chef sanno individuare e rimuovere i parassiti. Non sappiamo da cosa derivi l’aumento della presenza di Anasakis, ma potrebbe essere collegato all’innalzarsi della temperatura del mare”, conclude Wood, sperando di riuscire in futuro di contribuire a ridurre il numero di parassiti presenti nel sushi e nel pesce che mangiamo abitualmente.

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Fonte: cronaca agi