Hachiko, una storia vera e la fedeltà di un cane


 

Per il suo film, Lasse Hallström si è basato sulla storia vera di un Akita divenuto leggendario

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Uno dei film più commoventi degli Anni Duemila? Nessun dubbio, Hachiko di Lasse Hallström. Uscito al cinema nel 2009 e negli anni divenuto un cult anche grazie ai numerosi passaggi in televisione, il film è il remake di Hachiko Monogatar , pellicola giapponese di Seijirō Kōyama, prodotta addirittura nel 1987. Perché proprio dal Giappone arriva la storia vera che ha ispirato il film con Richard Gere. La storia del piccolo Hachi che vediamo raccontata nella pellicola si è svolta infatti tra gli Anni Venti e Trenta, quando Hidesaburo Ueno, un professore dell’Università di Tokyo, adottò un cane. Il cucciolo, di razza Akita e proveniente da Odate, entrò subito nel cuore della famiglia di Ueno, tanto che venne aggiunta la particella KO, che in giapponese è un nomignolo affettuoso.

Hachi, che significato otto, aveva l’abitudine di accompagnare il suo amico professore alla stazione ferroviaria di Shibuya. Tutti i giorni, stesso luogo e stessa ora, fino al pomeriggio, quando alle 17 scendeva dal treno per fare ritorno a casa. Hachi, fedele e nobile, era lì ad aspettarlo. Sempre. Il dramma arrivò però il 21 maggio del 1925: Ueno ebbe un ictus fulminante mentre era all’Università. Hachi come suo solito era lì ad aspettarlo, invano. Settimana dopo settimana, mese dopo mese, Hachi ogni pomeriggio si recava alla stazione, aspettando e aspettando un rientro che, purtroppo, non sarebbe mai più avvenuto. Un appuntamento fisso per Hachiko che andò avanti per dieci anni, fino alla sua celebrata e ricordata morte.

Richard Gere in un’altra scena del film.

Perché Hachi divenne una specie di istituzione: alla stazione era amato da tutti, cibo e coccole, amore e attenzioni. Il suo nome fece il giro del Giappone e furono innumerevoli le persone che nel corso degli anni andarono da lui per accarezzalo. La scomparsa di Hachi, l’8 marzo del 1935, fu un colpo molto duro per il Giappone e ci fu un sentito omaggio alla statua celebrativa posta fuori Shibuya e realizzata da Teru Endo. Il fedele Hachiko era ormai un’icona per tutto il Paese e venne seppellito proprio vicino a Ueno, nel cimitero di Aoyama. Da quel giorno, sia la statua che la tomba, sono emozionanti luoghi di culto per milioni di viaggiatori, che vanno a salutare – e idealmente a coccolare – un Akita divenuto leggenda…