Aveva lasciato accanto alla vettura delle lettere, una destinata proprio alla Commissione tributaria, in cui spiegava di aver «sempre pagato le tasse» e chiedeva di «lasciar in pace» almeno la moglie, cui aveva rivolto una commovente missiva di addio. L’uomo era tormentato dalle pendenze con il fisco, eppure, nessun conto svizzero è stato trovato, nessun fondo nero a spiegare anche una denuncia penale a suo carico, dovuta, solo per alcune fatture gonfiate: forse solo un modo per portare qualche soldino in più a casa. Un’appartemto piccolo e umile. Proprio la mattina del suo gesto disperato, Giuseppe era infatti imputato (rappresentato in aula dal suo legale Massimo Lettera) in tribunale a Bologna per l’accusa di uso di fatture false. Il legale – su mandato dell’assistito – aveva patteggiato una pena di 5 mesi e 10 giorni. Insieme a Giuseppe vogliamo ricordare tutte le vittime che in queste settimane e in questi anni si sono tolte la vita. Vittime di una crisi drammatica, vittime di uno Stato che non comprende piu’ i suoi cittadini. A loro e per loro dedichiamo la nostra lotta che non si fermera’ e che porterà al cambiamento di questa situazione ormai insostenibile.