Estate mitologica. LE SIRENE


di Gianni De Iuliis

La sirena è un essere mitologico, con aspetto umano femminile nella parte superiore del corpo e di pesce in quella inferiore.

L’iconografia tradizionale della sirena in verità risale al medioevo. Secondo Edmond Faral, il Liber monstrorum de diversis generibus, scritto in ambiente anglosassone nell’VIII secolo, è il primo testo nel quale le sirene vengono esplicitamente descritte come donne-pesce:

«Le sirene sono fanciulle marine che seducono i marinai con la bellezza del corpo e la dolcezza del canto. Dalla testa fino all’ombelico hanno aspetto di vergine, del tutto simili a creature umane. Hanno però code squamose di pesce, che nascondono sempre sott’acqua».

In verità la mitologia greca descrive le sirene come figlie del dio fluviale Acheloo e di Melpomene, la musa della tragedia. L’iconografia classica raffigura queste leggendarie creature come esseri metà donna nella parte superiore del corpo e metà uccello in quella inferiore. Le sirene hanno il volto di donne affascinanti e attirano gli uomini che attraversano le acque con il loro irresistibile canto per poi divorarli e riempire la loro scogliera con cumuli di ossa.

Le sirene furono l’emblema della lussuria per la morale cristiana medievale, raffigurazioni di sirene sono infatti molto comuni sui capitelli e all’interno delle cattedrali romaniche, come monito contro i peccati carnali.

Nell’arte medievale le sirene sono spesso raffigurate con in mano un pettine e uno specchio, l’uno a indicare la sensualità (nel gesto del pettinarsi i lunghi capelli, un tempo potente strumento di seduzione), l’altro a sottolinearne la vanità.

Una delle reinterpretazioni più celebri è senza dubbio quella dello scrittore Hans Christian Andersen, che nel 1837 scrisse la più celebre di tutte le su fiabe, La sirenetta. Non più un mostro doppiogiochista che seduce gli ignari naviganti, ma una giovane donna che per amore di un uomo sulla terraferma rinuncia alla propria natura marina fino a morirne.