Estate mitologica. IL MITO DI ARACNE


di Gianni De Iuliis

Aracne viveva a Colofone, nella Lidia. Era abilissima nel tessere, tanto che girava voce che avesse imparato l’arte direttamente da Atena, dea della sapienza e custode della tessitura. Sovente Aracne affermava che era la dea ad aver imparato da lei, tanto che la sfidò in una gara di tessitura appunto.

Un giorno Atena assunse le sembianze di una vecchia e cercò di scongiurare la ragazza dall’intraprendere una sfida impossibile e assurda. Aracne rispose che in realtà la dea era intimorita da lei e quest’ultima, irritata, si mostrò alla fanciulla e accettò di sfidarla.

Alla fine della gara Atena dovette ammettere la superiorità di Aracne, ma non accettò la sconfitta. Distrusse la tela di Aracne che per la disperazione cercò d’impiccarsi a un albero. Atena trasformò la fanciulla in un ragno, costringendola a tessere per l’eternità e a dondolare sull’albero che aveva scelto come luogo della sua morte.

Il mito, conosciuto anche da Virgilio e da Ovidio, ha avuto grande risonanza non soltanto nel mondo dell’arte e della letteratura (Dante cita Aracne nel XII canto del Purgatorio, tra gli esempi di superbia punita), ma anche nel mondo medico e scientifico: l’aracnofobia è infatti la patologia di cui soffre chi ha paura dei ragni.