Alta tensione in Svizzera per il referendum sul green pass


AGI – Domani gli svizzeri sono attesi alle urne per un referendum sull’ultima versione della legge anti-Covid, che dovrebbe andare a buon fine per il governo. Tuttavia, in un Paese noto per il suo clima politico pacifico e campione della democrazia diretta, il voto si terrà dopo una serie di violente proteste di piazze e crescenti minacce ai vertici delle istituzioni.

Non è la prima volta che i cittadini sono chiamati a pronunciarsi sui provvedimenti governativi in risposta alla pandemia di Covid-19: lo scorso 13 giugno il 60% degli elettori aveva approvato la prima legge che nel frattempo ha ampliato i campi di intervento.

Secondo gli ultimi sondaggi, la popolazione sostiene la gestione della crisi da parte del governo: i due terzi approvano l’estensione del pass e la fine della gratuità dei test. Con ogni probabilità il testo sottoposto a referendum verrà quindi approvato anche se rimane l’incognita delle percentuali e dell’affluenza alle urne.

Se invece, a sorpresa, dovesse vincere il “no”, da marzo 2022 non potrà più essere emesso alcun certificato, complicando tra l’altro i viaggi all’estero. 

Al centro di questa seconda votazione ci sono in particolare alcune modifiche contestate dall’opposizione e dai cittadini contrari: l’introduzione del Green Pass e il sostegno federale alla tracciabilità dei contatti.  

Il pass creerebbe un “apartheid sanitario”, denunciano gli Amici della Costituzione, la Rete scelta vaccinale e l’Alleanza dei cantoni primitivi. Per i suoi detrattori il Green Pass porta a una discriminazione dei non vaccinati, allontanati dalla vita sociale, dalla formazione e dal mondo del lavoro, spingendo quindi i cittadini a farsi vaccinare. 

Alcuni oppositori denunciano un “regime autoritario” o una “dittatura fascista” mentre altri sono preoccupati per “la sorveglianza elettronica di massa” vicina a quella vigente in Cina. In Svizzera molte delle restrizioni adottate sono regolamentate dalla legge sulle epidemie, oltre a quella specifica contro il Covid.

Nelle ultime settimane si sono moltiplicate le manifestazioni anti-pass, spesso davanti al Palazzo federale, a tratti violente. Per proteggere la sede del governo e del Parlamento da eventuali assalti dei no vax e no pass sanitario, le forze dell’ordine hanno costruito intorno un’apposita recinzione. Gli Amici della Costituzione rivendicano un gruppo di 17 mila membri e il sostegno del partito conservatore UDC, che al primo referendum aveva lasciato la libertà di voto.  

Rispetto al primo referendum dello scorso giugno, il fronte del “sì” appare indebolito: all’interno delle stesse istituzioni riscuote un certo consenso il gruppo dei Freiheitstrychler, ovvero gli attivisti vestiti di bianco che suonano le campane in segno di protesta contro le misure di lotta alla pandemia.

Tuttavia rimane molto ampio il fronte dei consensi al governo, formato da quasi tutti i partiti e i cantoni. Alla vigilia del voto ribadiscono l’utilità del Green Pass che ha consentito alla popolazione di tornare a fare sport, andare al cinema e al ristorante, ritrovando così una vita sociale più simile a quella di prima.  

Nella sua prima versione, in Svizzera la legge anti-Covid era incentrata sugli aiuti economici, ora passati in secondo piano anche se l’ultima versione prevede la proroga dei sussidi in caso di calo del fatturato, indennità di disoccupazione parziale, ma il numero di richiedenti è diminuito.

Source: agi