“Indicazioni mediche per un’assunzione ragionata e ragionevole di carne rossa si basano sull’esistenza di alcune condizioni cliniche in cui l’apporto aminoacidico e minerale – come ferro o zinco e vitaminico – ottenibili con queste carni possono giustificare un’indicazione specifica all’assunzione ragionevole di questi alimenti. Esempi specifici sono: l’anemia; la prevenzione e la gestione della perdita di massa muscolare, nota come sarcopenia, anche a seguito di immobilizzazione prolungata o parziale o solo di pochi giorni; per la cicatrizzazione di traumi o malattie, incluse quelle psichiatriche come il declino cognitivo dell’anziano”. Così Arrigo Cicero, presidente Società italiana di nutraceutica, intervenendo oggi al convegno ‘Carni rosse: economia, salute e società. Una riflessione’, organizzato dall’Accademia nazionale di agricoltura presso la sede di Confagricoltura di Roma.
“Nel caso dell’anemia – spiega Cicero – il ferro ‘eme’ presente nella carne serve non solo per l’emoglobina dei globuli rossi, ma anche per la risposta immunitaria e la riparazione dei tessuti. Purtroppo l’assorbimento è ridotto quando si assumono contemporaneamente prodotti vegetali o sostanze come caffè e tè o gli antiacidi, i farmaci più venduti al mondo. Si sospetta una carenza di ferro anche nelle persone sportive, in coloro che hanno condizioni infiammatorie croniche, come nel caso di malattie autoimmuni. Resta però chiaro che la biodisponibilità del ferro nella carne è 8 volte superiore a quella della verdura”.
La sarcopenia, cioè la riduzione della massa muscolare, “è in aumento e in evoluzione soprattutto nella popolazione anziana – sottolinea l’esperto – Questa condizione compromette la sopravvivenza, che è drammaticamente più bassa. La degenza ospedaliera, ad esempio, è 4 volte più lunga in questi soggetti, ma il vero problema è che la perdita di massa muscolare si associa a una serie di patologie metaboliche che comportano un accumulo di lipidi e ripercussioni cardio-metaboliche. Per questo un consumo adeguato di carne è consigliato anche negli anziani, considerando che il contenuto di colesterolo, in un taglio magro, è più basso di quello di una coscia di pollo o delle uova”.
Anche le ferite, le piaghe, guariscono meglio con un adeguato apporto di carne “grazie alla presenza di proteine nobili, lo zinco e il ferro – ricorda Cicero – Purtroppo proprio queste persone tendono a non assumere la carne: è un circolo vizioso poco considerato”.
Infine, conclude il presidente della Società italiana di nutraceutica, “ci sono studi in persone anziane con un declino cognitivo iniziale che dimostrano come, con un adeguato consumo di carne rossa, dopo 24 settimane di trattamento migliorano la capacità di memorizzazione e di apprendimento, cosa non indifferente in questi soggetti, con un impatto neutro sulla neurodegenerazione e infiammazione sistemica”.