A scuola bisogna sempre fare il tampone davanti a sintomi sospetti


AGI –  In caso di sintomi sospetti di un alunno, il pediatra o il medico di famiglia devono richiedere “tempestivamente il test diagnostico” al dipartimento di prevenzione. È quanto prevede l’ultima circolare del ministero della Salute, datata 24 settembre, diffusa per “fornire chiarimenti in merito agli attestati di guarigione da COVID-19 o da patologia diversa da COVID-19 per alunni/personale scolastico.

Le indicazioni riguardano 4 scenari:

  • Il caso in cui un alunno ha più di 37,5 di febbre o una sintomatologia compatibile a scuola;
  • il caso in cui questo avvenga invece a casa;
  • il caso in cui è un operatore scolastico ad avere febbre o altri sintomi a scuola; 
  • Il caso in cui l’operatore scolastico accusa sintomi a casa.

In tutti questw situazioni viene effettuato il tampone, per il quale il documento sottolinea che “gli operatori scolastici e gli alunni hanno una priorità”. In caso di positività, sia per gli alunni che per gli operatori, si notifica il caso al dipartimento di prevenzione che avvia la ricerca dei contatti e indica le azioni di sanificazione straordinaria della struttura scolastica nella sua parte interessata, secondo quanto previsto dal documento dell’Iss sulla riapertura delle scuole varato ad agosto.

“Per il rientro in comunità – si legge nella circolare – bisognerà attendere la guarigione secondo i criteri vigenti. Attualmente le indicazioni scientifiche prevedono l’effettuazione di due tamponi (test di biologia molecolare) a distanza di 24 ore l’uno dall’altro con un contestuale doppio negativo, cui potrà conseguire la conclusione dell’isolamento e l’inserimento in comunità. L’alunno/operatore scolastico rientrerà a scuola con attestazione di avvenuta guarigione e nulla osta all’ingresso o rientro in comunità”.

In caso di test negativo, invece, “secondo sua precisa valutazione medica, il pediatra o il medico curante, valuta il percorso clinico/diagnostico più appropriato (eventuale ripetizione del test) e comunque l’opportunità dell’ingresso a scuola. In caso di diagnosi di patologia diversa da COVID-19, la persona rimarrà a casa fino a guarigione clinica seguendo le indicazioni” del medico.

Se l’alunno o l’operatore sono conviventi di un caso accertato, verranno considerati contatti stretti e posti in quarantena. Eventuali loro contatti stretti (esempio compagni di classe dell’alunno in quarantena), invece, “non necessitano di quarantena, a meno di successive valutazioni del Dipartimento di Prevenzione in seguito a positività di eventuali test diagnostici sul contatto stretto convivente di un caso”.

Infine, in caso di test diagnostico per SARS-CoV-2 con esito positivo, il medico, dopo aver preso in carico il paziente ed aver predisposto il corretto percorso diagnosticoterapeutico “predispone, dopo la conferma di avvenuta guarigione, con l’effettuazione di due tamponi a distanza di 24 ore, l’uno dall’altro risultati negativi”, una “Attestazione di nulla osta all’ingresso o al rientro in comunita’”.

In caso di patologie diverse da COVID-19, con tampone negativo, il soggetto rimarrà a casa fino a guarigione clinica seguendo le indicazioni del medico “che redigera’ una attestazione che l’alunno/operatore scolastico puo’ rientrare scuola poiche’ e’ stato seguito il percorso diagnostico terapeutico e di prevenzione per COVID-19, come disposto da documenti nazionali e regionali”.

La reazione dei pediatri

Dalla circolare del ministero della Salute sulla gestione del Covid nella scuola “si evince quello che noi pediatri stiamo dicendo da settimane a gran voce: un bambino o un ragazzo con almeno uno dei sintomi simil Covid deve essere sottoposto a tampone”. Commenta cosi’ all’AGI il presidente della Federazione italiana Medici Pediatri (Fimp), Paolo Biasci, la circolare del ministero diffusa oggi.

“Il documento – osserva Biasci – non fa riferimento al numero di giorni, ma l’indicazione è di farlo ‘tempestivamente’, prima possibile”. Nessuna novità, dunque, ma maggior chiarezza: “La circolare non fa altro che meglio specificare quello che ha stabilito l’Iss nel documento sulla gestione dei focolai Covid nelle scuole. Ho notato che nella prima parte sono specificati tutti i riferimenti giuridici, come a sottolineare che tutte le Regioni lo hanno approvato e quindi lo dovrebbero adottare in questo modo. Il documento non prende in considerazione altri decreti, come quello Azzolina dello scorso agosto che raccomandava il certificato dopo 3 giorni di assenza nella fascia 0-6 anni. Quello dell’Iss è l’ l’unico cui fare fede”.

Ma cosa devono fare i genitori dei compagni di classe del bimbo positivo? “Sara’ il referente della Asl che fa capo al responsabile del dipartimento di prevenzione che decidera’ in merito alla quarantena e ai tamponi”, spiega Biasci che frena l’iniziativa personale dettata dal panico. Per il pediatra la via del tampone per distinguere una banale influenza dal coronavirus e’ l’unica possibile. Tuttavia di pari passo “serve un impegno di risorse sul territorio destinato a investimenti nei centri per il test, nei laboratori e nel personale”. Insomma, la domanda salira’ a dismisura e non si puo’ pensare di fronteggiarla con i numeri di oggi. “I genitori sono arrabbiati e hanno ragione. Non sanno cosa fare, sono in attesa di una telefonata della Asl per effettuare il tampone ma i tempi si allungano”.

La reazione dei presidi

“La circolare del ministero della Salute sulla gestione del Covid nelle scuole fa finalmente chiarezza su una materia complessa sulla quale non c’era uniformita’ di vedute”. Lo dice all’AGI il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli. “La circolare di ieri – spiega – uniforma le procedure sanitarie relative ai casi di malattia e chiarisce come devono essere fatte le certificazioni mediche da presentare alla scuola, sia nel caso che lo studente o il dipendente abbia avuto il Covid sia nel caso non lo abbia avuto”.

“Nel primo caso – sottolinea Giannelli – si deve aspettare che il tampone sia negativo, e si devono seguire le procedure previste per il Covid. Nel secondo caso – prosegue – si deve aspettare la guarigione dalla patologia non Covid e ci sarà da attestare l’avvenuta guarigione, sia in caso di positivita’ che di negativita’ al Covid”.

Questa circolare tranquillizza il mondo della scuola? “Solo in parte – risponde Giannelli – perché rimane aperto il problema delle assenze sulle quali la famiglia non fornisce la ragione medica. In sostanza, la scuola non sa come comportarsi nei confronti di quegli alunni che si assentano e poi si ripresentano a scuola senza dire cosa è accaduto”.

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Fonte: cronaca agi