A meno di un anno dal voto la Regione Lombardia non ha candidati ufficiali


AGI – Manca poco meno di un anno alle elezioni regionali lombarde, ma già sono venuti al pettine diversi nodi da sciogliere. Il centrodestra, che guida la Regione dall’avvento della ‘Seconda Repubblica’, deve chiarire se l’attuale governatore Attilio Fontana si ripresenterà o meno per un secondo mandato.

Dopo averlo incontrato, il leader della Lega Matteo Salvini aveva detto: “Di politiche e regionali parleremo in estate, Fontana sta lavorando bene in Lombardia e abbiamo un anno di lavoro ancora da portare avanti”. E ancora ieri, il governatore leghista confermava che il nodo della sua ricandidatura non è stato ancora sciolto: “Quando scioglierò la riserva convocherò una conferenza stampa”, ha detto ai giornalisti che gli chiedevano lumi. 

Se nel centrodestra tiene banco la ricandidatura o meno di Fontana (da cui dipenderà poi a cascata tutto il resto), anche nel campo del centrosinistra il cerchio non è stato ancora chiuso. Tra i nomi dei possibili candidati che sono circolati, il sindaco di Milano Giuseppe Sala ha fatto capire che lui non ci pensa nemmeno: “La mia candidatura è esclusa”. Mentre l’economista Carlo Cottarelli è stato possibilista: “Se me lo chiedessero insistendo, ci penserei riflettendo”.

Ma i problemi da risolvere, oltre a trovare un candidato forte, riguardano anche il perimetro della coalizione. Ieri il Pd lombardo, tramite il segretario Vinicio Peluffo, ha detto di stare lavorando “per costruire una coalizione larga che rappresenti una prospettiva progressista per le regionali del 2023″.

Poco prima, però, tra Azione e Movimento 5 stelle erano volati gli stracci. “Vogliamo costruire una proposta credibile e alternativa di Lombardia, ma il Pd continua a utilizzare la leva delle regionali per forzare un’alleanza nazionale strutturale con il M5s, lontana dal sentire dei lombardi”, aveva attaccato il segretario lombardo di Azione, Nicolò Caretta.

Il capogruppo del M5s in Regione, Nicola Di Marco, gli aveva risposto per le rime: “Azione si chiama fuori dai tavoli tematici, perché fonda la propria ragion d’essere non sui temi, ma sulla vanità del proprio leader (Carlo Calenda, ndr), di cui i lombardi possono continuare a fare a meno, e sull’odio nei confronti del M5s”. Insomma, la politica è l’arte del possibile ma una coalizione che comprenda assieme Azione e M5s, come auspicato dal Pd, in Lombardia sembra una ‘mission impossible’. 

Source: agi