10 Gennaio 49 a.C. “Alea iacta est!” Cesare passa il Rubicone


di redazione

Era il 10 gennaio del 49 avanti Cristo quando Giulio Cesare attraversò il Rubiconde, pronunciando la famosa frase “Alea iacta est” (Il dado è tratto).

Il Rubicone, che al giorno d’oggi non è che un rigagnolo in provincia di Forlì, a quel tempo era un vero fiume e segnava il confine oltre il quale un generale romano non poteva portare le armi. Quell’atto di sfida al Senato romano significò l’inizio della guerra civile tra Cesare e Pompeo.

Le ragioni che portarono alla decisione fatale di Cesare sono da valutare a partire dal 55 a. C. Quando il Senato, morto Crasso, per il timore che i successi di Giulio Cesare lo rendessero troppo potente, decise di interrompere la tradizione del doppio consolato e nominò Pompeo, console unico, “sine collega”. Da quel momento la scelta dei consoli privilegiò sempre il gruppo di Pompeo, per sbarrare la strada di Roma a Cesare, proconsole di Gallia.

Dalla Gallia Cisalpina, dove si trovava, Cesare chiese al Senato, nel 50 a. C., di poter avanzare la propria candidatura al consolato “in absentia”, cioè rimanendo lontano, ma la richiesta venne rifiutata. Allora, avendo ben compreso quali erano le intenzioni del Senato nei suoi confronti, Cesare, scavalcando il console pompeiano Lucio Emilio Paolo, attraverso i tribuni della plebe a lui legati, Marco Antonio e Gaio Scribonio Curione, avanzò la nuova proposta che tanto lui quanto Pompeo sciogliessero le legioni entro la fine di quell’anno.

Ma, per tutta risposta, il Senato chiese che venisse una legione venisse mandata in spedizione contro i Parti ed elesse consoli per il 49 a.C. Lucio Cornelio Lentulo Crure e Gaio Claudio Marcello.

Ancora una volta Cesare fece avanzare da Antonio e Curione una proposta, quella di restare proconsole delle Gallie conservando solo due legioni e di potersi candidare al consolato “in absentia”. Il Senato, spinto da Catone, rifiutò anche questa proposta di Cesare e gli ordinò di sciogliere le sue legioni entro la fine del 50 a.C. e di tornare a Roma da privato cittadino.

La replica di Cesare fu di ordinare ai tribuni della plebe di porre in Senato il diritto di veto, ma Antonio e Curione  furono costretti a lasciare Roma. Così Cesare ha decise di portare le sue legioni al confine politico della penisola italiana, che era, appunto, il fiume Rubicone. Diede l’ordine a cinque coorti di marciare, il 9 gennaio, fino alla riva del fiume ed il 10 gennaio attraversò il Rubicone, il dado fu tratto. E cambiò la storia.