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1980, quando le manette travolsero il campionato con il calcio scommesse

di FRANCO ASTENGO

A quarant’anni di distanza rievochiamo il clamoroso scandalo del calcio scommesse, erano gli anni ‘80, che coinvolse un nucleo consistente del “Gotha” del calcio italiano, come si vederà nel resto dell’articolo. Quando a decidere le partite non furono i goal ma le manette, scattate su numerosi campi per star del calibro di Cacciatori, Manfredonia, Wilson e Girardi (Paolo Rossi, poi eroe del Mundial spagnolo, le evitò pur essendo inquisito) e comprimari.

Non si trattava però della prima volta nella storia del nostro foot – ball: nel 1927 il Torino si vide revocato il titolo per il “Caso Allemandi” relativo a un derby con la Juve; nel 1941 il Savona non salì in Serie A a causa di una misteriosa (e mai chiarita) partita venduta con il Modena; al termine della stagione 1954 – 55 Udinese e Catania furono retrocesse d’ufficio in Serie B per un altro caso di partite truccate, si trattò del caso “Scaramella”; al termine della stagione 1960 – 61 il Genoa si ritrovò in Serie B con 10 punti di penalizzazione per via del “caso Cattozzo”, avendo cercato di falsare il risultato di una partita con l’Atalanta (partita poi regolarmente perduta); successivamente negli anni ‘70 il caso D’Alessandro (orologio d’oro regalato dal futuro presidente del Porto di Genova, all’arbitro nella partita di Foggia) e ancora, stagione 1973- 74, quando toccò al presidente del Verona reo di aver promesso un posto di lavoro (telefonicamente) all’attaccante brasiliano Clerici, finire sotto inchiesta e vedere la propria squadra retrocessa (con relativo ripescaggio della Sampdoria). Soltanto per citare alcuni casi e fermarsi a questo punto soltanto rievocando la vicenda del 1980 senza inoltrarci in tempi successivi: tutti ricorderanno la “Calciopoli” del 2006 con la Juve addirittura collocata in Serie B.

Ma entriamo nel merito della vicenda.

Lenzini, presidente della Lazio dello scudetto e delle scommesse

Lo scandalo del 1980 cominciò in modo piuttosto spettacolare. Il 23 marzo 1980, mentre si giocava la 24esima giornata di Serie A e 27esima di Serie B, la polizia fece irruzione su alcuni campi da gioco dove erano in corso partite di squadre e calciatori sospettati dai magistrati di attività illecite. Le immagini degli arresti e delle operazioni della polizia vennero persino trasmesse in diretta dalla celebre trasmissione sportiva della RAI “90° minuto”.

Quel 23 marzo e nei giorni successivi vennero arrestati 13 calciatori di serie A e B, alcuni anche molto famosi: Stefano Pellegrini (Avellino), Sergio Girardi (Genoa), Massimo Cacciatori, Bruno Giordano, Lionello Manfredonia, Giuseppe Wilson (Lazio), Claudio Merlo (Lecce), Enrico Albertosi e Giorgio Morini (Milan), Guido Magherini (Palermo), Mauro Della Martira, Luciano Zecchini e Gianfranco Casarsa (Perugia). Tutti vennero trasferiti a Roma per essere interrogati: l’accusa contro di loro era truffa aggravata e continuata. A Paolo Rossi (Perugia), Fernando Viola e Renzo Garlaschelli (Lazio), invece, vennero notificati tre ordini di comparizione per concorso in truffa. Vennero arrestati anche il presidente del Milan, Felice Colombo, e quello della Lazio, Umberto Lenzini, che ebbe un malore. Complessivamente oltre 50 giocatori risultavano indagati dalla magistratura.

Gli arresti vennero decisi dopo che l’1 marzo 1980 era accaduto un fatto decisivo per l’intera vicenda. Quel giorno il ristoratore Alvaro Trinca e il fruttivendolo Massimo Cruciani fecero una denuncia alla Procura di Roma: i due sostenevano di esser stati truffati da 27 calciatori (22 di serie A, 5 di B) che dopo aver ricevuto da loro molto denaro per falsare i risultati di alcune partite non avrebbero rispettato i patti. A causa del loro comportamento, Trinca e Cruciani avevano contratto notevoli debiti con gli allibratori delle scommesse clandestine (il “Totonero”, appunto). Tutto era cominciato addirittura nel 1974.

Negli anni Settanta, dunque, Trinca cominciò a scommettere clandestinamente (all’epoca in Italia non era possibile scommettere legalmente sulle partite di calcio). Dopo un po’ Trinca coinvolse anche il suo amico Cruciani, ma presto i due cominciarono a perdere molto denaro.

Allora, come ha dichiarato lo stesso Trinca nell’aprile del 1980:

“Il giro delle scommesse grosse, almeno per noi, comincia nel ’79. Eravamo in perdita, così quando sapemmo che saremmo potuti rientrare coi soldi truccando il risultato di qualche partita, ci mettemmo all’opera. Per cominciare ci dividemmo i compiti: io facevo le scommesse, Massimo teneva i rapporti con i calciatori. La prima occasione favorevole ci giunse per telefono. Tramite il capitano della Lazio, Pino Wilson, mi misi in contatto con il giocatore del Palermo Guido Magherini, che io conoscevo dal ’70, epoca in cui giocava nella Lazio. Un martedì dell’ottobre scorso, il giorno prima della partita amichevole Palermo-Lazio, Magherini – che fin da ora posso indicare come il cervello di tutta questa storia, un personaggio che deve aver incassato centinaia e centinaia di milioni – ci disse che molte partite di serie A e B potevano essere truccate, e che si sarebbe potuto “combinare” anche il risultato di quell’amichevole puntando una forte cifra sul pareggio in quanto il risultato era assicurato. Questo ce lo confermò anche Wilson: “Tanto è una partita di cui non ci frega niente”. Così scommisi sul pareggio tre milioni per noi, e un milione a testa per Wilson e Magherini; purtroppo, siccome l’arbitro non arrivò in tempo e la partita venne diretta dall’allenatore del Palermo, i bookmaker la considerarono non regolare e non convalidarono il pareggio. “Peccato, ce la faremo un’altra volta”, mi disse, salutandomi, Magherini”.

Il caso scoppiò a pochi mesi dall’inizio degli Europei di calcio del 1980 che quell’anno si sarebbero svolti proprio in Italia. Poche settimane dopo gli arresti del 23 marzo, il presidente della FIGC (Federazione Italiana Gioco Calcio) Artemio Franchi decise di dimettersi.

Gli inquirenti, sia della giustizia ordinaria che di quella sportiva, si concentrarono sui fatti legati ad alcune partite del campionato 1979-80 di Serie A, e cioè in particolare Milan-Lazio (finita 2-1), Avellino-Perugia (2-2), Bologna-Juventus (1-1), Lazio-Avellino (1-1), Bologna-Avellino (1-0), Milan-Napoli (1-2) e Pescara-Fiorentina (1-2). Il 14 maggio iniziò il processo sportivo. Il 13 giugno, invece, con gli Europei in corso, quello penale.

Dalle testimonianze di Trinca e Cruciani gli inquirenti dissero di essere risaliti a un giro di miliardi di lire che coinvolgeva diverse squadre e che era legato alle scommesse clandestine. Il fenomeno sembrava piuttosto radicato, in quanto avvicinare calciatori e dirigenti sembrava cosa piuttosto facile per due personaggi fuori dal calcio come Trinca e Cruciani. Inoltre, da quello che è venuto fuori dalle indagini, spesso le presunte combine non riuscivano per varie cause, tra cui disaccordi tra i calciatori, complotti e coincidenze sfortunate. Esemplare, per esempio, è il racconto di Trinca su alcune scommesse andate molto male e sul perché poi lui e Cruciani decisero di denunciare tutto, nonostante il presunto tentativo del presidente del Milan Felice Colombo di farli tacere con decine di milioni.

Trinca e Cruciani al processo
Il processo penale si risolse in nulla: il 23 dicembre 1980 i giudici della quinta sezione penale del tribunale di Roma assolsero tutti i calciatori rinviati a giudizio dal reato di truffa aggravata e concorso in truffa perché il fatto non sussisteva. La giustizia sportiva, invece, fu molto più severa e condannò squadre e calciatori a lunghe squalifiche e anche radiazioni per illecito sportivo. Alla fine, nel luglio del 1980, le sentenze definitive, per quanto riguarda la serie A, furono queste:

Squadre
Lazio: retrocessione in Serie B.
Milan: retrocessione in Serie B (la prima della sua storia).
Avellino: 5 punti di penalizzazione nel Campionato 1980-1981.
Bologna: 5 punti di penalizzazione nel Campionato 1980-1981.
Perugia: 5 punti di penalizzazione nel Campionato 1980-1981

Dirigenti
Felice Colombo (presidente Milan): radiazione.
Tommaso Fabbretti (presidente Bologna): 1 anno di squalifica.

Calciatori
Stefano Pellegrini (Avellino): 6 anni di squalifica.
Massimo Cacciatori (Lazio): 5 anni.
Mauro Della Martira (Perugia): 5 anni.
Enrico Albertosi (Milan): 4 anni.
Bruno Giordano (Lazio): 3 anni e 6 mesi.
Lionello Manfredonia (Lazio): 3 anni e 6 mesi.
Carlo Petrini (Bologna): 3 anni e 6 mesi.
Giuseppe Savoldi (Bologna): 3 anni e 6 mesi.
Giuseppe Wilson (Lazio): 3 anni.
Luciano Zecchini (Perugia): 3 anni.
Paolo Rossi (Perugia): 2 anni.
Franco Cordova (Avellino): 1 anno e 2 mesi.
Giorgio Morini (Milan): 10 mesi.
Stefano Chiodi (Milan): 6 mesi.
Piergiorgio Negrisolo (Pescara): 5 mesi.
Maurizio Montesi (Lazio): 4 mesi.
Franco Colomba (Bologna): 3 mesi.
Oscar Damiani (Napoli): 3 mesi.

Nonostante la giustizia sportiva avesse invocato e applicato condanne esemplari, a meno di tre settimane dalla vittoria dei Mondiali del 1982 da parte dell’Italia il Consiglio Federale italiano avrebbe poi deciso un’amnistia per Enrico Albertosi, Giuseppe Savoldi, Carlo Petrini, Bruno Giordano, Lionello Manfredonia, Guido Magherini, Lionello Massimelli, Pino Wilson, Luciano Zecchini, che quindi tornarono subito a giocare.

Un caso particolare fu quello di Bologna-Juventus. I giudici federali sentenziarono che la partita non fu truccata, anche se all’epoca la loro decisione lasciò molti dubbi. La partita era finita 1-1, dopo due reti abbastanza curiose (quella della Juve su errore del portiere avversario, il pareggio del Bologna su autogol). L’ex giocatore del Bologna Carlo Petrini, nel suo libro Nel fango del dio pallone (ed. Kaos) ha raccontato la sua versione dei fatti, e cioè che le due società si erano accordate per ottenere un pareggio. Petrini, inoltre, ha raccontato che le due squadre erano state assolte nella circostanza perché l’ex presidente bianconero Giampiero Boniperti avrebbe convinto Cruciani a non presentarsi in aula (Petrini dice probabilmente dietro un cospicuo pagamento).

Bologna Domenica 13 gennaio 1980

Bologna – Juventus 1-1

Reti: Causio e Brio (autorete).

Bologna: Zinetti, Sali, Albinelli, Spinozzi, Bachlechner, Castronaro,(Petrini dal 61’), Zuccheri, Mastropasqua, Savoldi, Dossena, Colomba; all. Perani

Juventus: Zoff, Cuccureddu, Cabrini, Gentile, Brio, Scirea, Causio, Prandelli, Bettega, Tavola, Marocchino; all. Trapattoni.

Arbitro: Ciulli di Lecce.

Paolo Rossi, che era già stato escluso dall’Europeo del 1980 per via dell’inchiesta, era stato accusato di aver concordato il pareggio di Avellino-Perugia della stagione 1979-80. Rossi alla fine venne squalificato per due anni (erano 3 in primo grado) ma si è sempre detto innocente e ha più volte ricordato che si è trattato di un equivoco.

Nonostante la squalifica, la Juventus acquistò lo stesso Paolo Rossi, che a quel punto sarebbe tornato in campo a fine aprile 1982, in tempo per un’eventuale convocazione per i Mondiali di Spagna. Ma il 15 maggio 1981, Rossi si prese un altro mese di squalifica per aver definito “una buffonata” il processo sportivo che l’aveva giudicato.

Questo il suo j’accuse nei confronti della giustizia sportiva. “Ma questo dico: dovesse capitare di nuovo, non mi ripresenterei davanti ai giudici sportivi. Il primo processo è stato una buffonata. È terribile essere giudicati da gente simile, essere accusati di reati mai commessi, essere condannati senza la minima prova. E questa macchia, adesso, chi me la cancella?”.

La Commissione d’appello federale accolse il ricorso di Rossi e lo fece tornare in campo a fine stagione 1981-1982 per disputare le ultime partite di campionato con la Juventus.

Paolo Rossi, autore di una tripletta che decise la qualificazione, vanamente inseguito da Socrates nell’indimenticabile Italia-Brasile

Nella sua prima partita dopo la squalifica, Rossi segnò subito contro l’Udinese. Rossi giocherà solo tre partite quell’anno, dopo due stagioni di inattività, ma il commissario tecnico della Nazionale italiana Enzo Bearzot decise comunque di convocarlo per i Mondiali del 1982, lasciando fuori giocatori apparentemente molto più in forma come Roberto Pruzzo della Roma, che quell’anno aveva segnato 15 gol. Bearzot si attirò così molte critiche, che aumentarono quando Rossi giocò malissimo le prime tre partite. Nella seconda fase del torneo, nella partita contro il Brasile, Rossi segnò addirittura una tripletta. Da quel momento, incredibilmente e inaspettatamente, Rossi trascinò l’Italia verso la conquista della Coppa del Mondo, diventando anche capocannoniere del Mondiale.

 

fonte@storiadelcalciosavonese.wordpress.com/