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Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile OBIETTIVO 6: ACQUA PULITA E SERVIZI IGIENICO-SANITARI

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Nel mondo circa 663 milioni di persone sono sprovviste di risorse di acqua potabile e almeno 1,8 miliardi di persone utilizzano fonti contaminate da escrementi. Quasi 2,5 miliardi di persone non hanno accesso a servizi igienici di base. Più dell’80% delle acque di scarico confluisce in fiumi o mari senza sistemi di depurazione. Ogni giorno circa 1000 bambini muoiono a causa di malattie legate all’acqua e all’igiene

di Gianni De Iuliis

L’obiettivo n. 6 dichiara che entro il 2030 bisogna garantire a tutti l’accessibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e dei servizi igienico-sanitari.

L’acqua potabile presente sul nostro pianeta è sufficiente per raggiungere questo obiettivo, ma infrastrutture scadenti e cattiva gestione economica provocano ogni anno la morte di milioni di persone, soprattutto bambini, per malattie causate da scarso approvvigionamento d’acqua e servizi sanitari e livelli d’igiene inadeguati.

La siccità colpisce alcuni dei paesi più poveri del mondo; si stima che entro il 2050 una persona su quattro potrebbe essere colpita da carenza ricorrente di acqua potabile.

A oggi nel mondo circa 663 milioni di persone sono sprovviste di risorse di acqua potabile e almeno 1,8 miliardi di persone utilizzano fonti contaminate da escrementi. Più del 40% della popolazione patisce una cronica scarsità d’acqua e oltre 1,7 miliardi di persone vivono in bacini fluviali ove l’utilizzo d’acqua eccede la sua rigenerazione. Quasi 2,5 miliardi di persone non hanno accesso a servizi igienici di base. Più dell’80% delle acque di scarico confluisce in fiumi o mari senza sistemi di depurazione. Ogni giorno circa 1000 bambini muoiono a causa di malattie legate all’acqua e all’igiene. Inondazioni e altre calamità legate all’acqua sono responsabili del 70% dei decessi dovuti a disastri naturali.

Analizziamo come si sostanzia il goal n. 6 indicandone alcuni sub-obiettivi.

Ottenere entro il 2030 l’accesso universale ed equo all’acqua potabile; ottenere l’accesso a impianti sanitari e igienici adeguati ed equi per tutti; migliorare la qualità dell’acqua eliminando le discariche, riducendo l’inquinamento e il rilascio di prodotti chimici e scorie pericolose; aumentare l’efficienza nell’utilizzo dell’acqua in ogni settore e garantire approvvigionamenti e forniture sostenibili di acqua potabile; proteggere e risanare gli ecosistemi legati all’acqua; espandere la cooperazione internazionale per creare attività e programmi legati all’acqua e agli impianti igienici nei paesi in via di sviluppo; supportare e rafforzare la partecipazione delle comunità locali nel miglioramento della gestione dell’acqua e degli impianti igienici.

Per quanto concerne il contesto italiano, il Rapporto ASviS afferma che l’Italia vive in uno stato di emergenza idrica a causa di due fenomeni principali: da un lato l’eccessivo spreco di acqua, dall’altro l’aumento della siccità causato dai cambiamenti climatici in corso. Nel 2017 questi due fenomeni hanno indotto dieci regioni italiane a dichiarare lo stato di calamità. Ogni giorno l’Italia spreca una quantità di acqua che da sola riuscirebbe a soddisfare le esigenze idriche di un anno di 10,4 milioni di persone, mentre le scorte d’acqua delle regioni del sud sono passate dal 2010 a oggi da 3000 milioni di metri cubi ad appena 1200.

Nell’ultimo anno, anche a causa della pandemia, non sono stati approvati atti normativi rilevanti per l’attuazione del Goal 6, nonostante il nostro sia un Paese a forte rischio idrogeologico.  Non sono stati poi previsti stanziamenti per far fronte alle diverse procedure di infrazione per mancato rispetto della Direttiva Cee concernente il trattamento delle acque reflue urbane.

Per il Goal 6 il valore massimo dell’indice composito a livello europeo è ottenuto dal Regno Unito, quello minimo dalla Grecia, con una differenza di oltre 28 punti. I Paesi che presentano il peggioramento più ampio tra il 2010 e il 2018 (Repubblica Ceca, Spagna, Italia e Grecia) mostrano un aumento dell’indice di sfruttamento idrico. Tale andamento rappresenta un forte rischio per i Paesi del sud Europa (Italia, Spagna e Grecia), a fronte dei cambiamenti climatici in atto.

Tra il 2010 e il 2014 l’indicatore composito italiano mostra un andamento altalenante, con un peggioramento dal 2015 al 2017. Tale peggioramento è dovuto alla crescita dell’indice di sfruttamento idrico, influenzato dall’incidenza dei periodi di particolare siccità. Questa tendenza, unita alla bassa efficienza del sistema idrico nazionale, mette in grave pericolo la sostenibilità idrica del nostro Paese, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno.

Chiudiamo con le proposte dell’ASviS su “Acqua pulita e servizi igienico-sanitari”.

«Applicare l’approccio bottle to bottle (ovvero il riciclo delle bottiglie in Pet vuote per produrre nuove bottiglie), nell’ottica dell’economia circolare; prevedere il finanziamento di un Piano nazionale di ripristino dei sistemi naturali; garantire il diritto all’acqua mediante l’approvazione della legge attuativa dell’esito referendario del 2011 contro la privatizzazione dell’acqua; ripristinare efficienti sistemi di distribuzione dell’acqua; investire sulle reti di collettamento delle acque reflue».